

Se la spiritualità appartiene sia alla donna che all’uomo, il mondo femminile è però particolarmente predisposto verso questa esperienza. Più del mondo maschile.
Perché la spiritualità è un’esperienza non razionale, non intellettiva, non logica. È un’esperienza intuitiva, sensitiva, percettiva. In sintonia con il modo di essere delle donne.
Se la spiritualità la si può certamente pensare, prima di tutto è sentire: sentire la presenza del divino, sentire che esiste “qualcosa di più”, sentire il senso del sacro, sentire che la vita ha un significato più vasto.
Certo, possiamo “capire” tutto questo. Ma per farlo davvero nostro dobbiamo prima di tutto percepirlo.
La percezione accade quando abbracciamo un sapere femminile viscerale, intuitivo, istintivo. Un sapere che ci fa esclamare “io so” anche se non riusciamo a comprendere, “io sento” anche se non possiamo darci una spiegazione logica, “io comprendo” anche se razionalmente non possiamo darci delle motivazioni.
Così può essere percepito il divino, andando oltre il reale.
Oltre la logica.
Oltre la ragione.
Oltre la razionalità.
Oltre l’analisi.
La donna quindi è naturalmente in contatto con il mondo immateriale. Perché lei vede oltre il reale. Intuisce oltre al conosciuto. Percepisce oltre al manifesto..♥


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