


"Di stupore e mistero.."
Dell’uomo, cioè di noi stessi, conosciamo i bisogni e i desideri, i successi e le sconfitte, la fisiologia e la patologia, quello che facciamo e quello che sentiamo e altro ancora. Ma è difficile comprendere se ha un senso il nostro esserci, la nostra stessa vita. Così difficile da negare o nascondere questa domanda di senso, perché ci spoglia di qualsiasi identità e illusione di possesso. Chi io sia realmente non lo so ancora... scriveva R. Guardini. Penso che la spiritualità sia quello spazio in cui la persona accetta questa sfida . Da credente e non. Non si crede per convenienza: non è “conveniente” e neppure “utile” porsi domande sul senso delle cose. In più, il credente vede che Dio è diventato privo di importanza per l’individuo, ma allo stesso tempo sa che ognuno è estremamente importante agli occhi di Dio. E di questo sente la responsabilità. Credere che la spiritualità riguardi solo le persone di Chiesa che hanno tempo per pregare è una grande tentazione, quasi un alibi. Tanto più per laici impregnati del mondo che vivono : trovare il tempo per pregare sembra l’interminabile sfida del giovane dell’adulto. Ma, prima ancora di trovare del tempo per pregare, dobbiamo scrollarci dall’illusione che appartenere a questo mondo risolva la domanda di senso. D’altra parte non ci sentiamo forse spesso totalmente estranei agli eventi, alle cose, alle persone? La spiritualità ha spesso i tratti di una sfida, quasi mai è rifugio o consolazione, spesso è inquietudine e dubbio, sicuramente ricerca. È una sfida conservare, anzi preservare la coscienza del “cielo”, di un’altezza personale ed esistenziale cui tendere, corrispondente ad una profondità dentro noi stessi che per il cristiano è dove abita Dio e dove Dio attua la “vita nuova” e” l’uomo nuovo”. È una sfida cercare dovunque la traccia di Dio e non fermarsi ad essa, che parla di un Dio prima di noi e per noi, che sembra assente. È una sfida attingere continuamente alla Parola per riconoscere quella traccia, perché il segno diventi Presenza. È una sfida saper guardare verso non ciò che appare, ma la realtà nascosta: andare oltre le cose e gli eventi per sfuggire ad una visione appiattita della vita che ne svuota il senso, come scrive A. J. Heschel. Sì, penso che non si viva di spiegazioni soltanto, ma anche del senso di stupore e di mistero: la sensibilità verso il mistero della vita forse è l’essenza della dignità umana. Per questo, alla fine, la preghiera è una forma suprema di spiritualità..♥


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